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Direttore Ninni Raimondi
 
 
L'Analisi 
Grand Soleil 44 del Cantiere del Pardo, la prova in mare della barca 
a cura di Ninni Raimondi
 
 
 
Grand Soleil 44 del Cantiere del Pardo, la prova in mare della barca 
 
Il Grand Soleil 44 è il modello presentato dal Cantiere del Pardo nel 2020. La barca è stata disegnata da Matteo Polli, progettista che ha fatto la gavetta in Italia Yachts quando il cantiere apparteneva a Franco Corazza e ai suoi soci. 
Con i disegni per Italia Yachts, Polli ha vinto ben 3 campionati del mondo ORC mentre in altre regate le sue barche si sono piazzate seconde. Questa sua capacità di progettare barche veloci è ciò che più ha attirato l’attenzione di Gigi Servidati: ilresponsabile allo sviluppo del prodotto del Cantiere del Pardo. 
Gigi con i suoi uomini e Matteo Polli in stretta collaborazione con Nauta Design, hanno creato una barca che spinge ancora più avanti le prestazioni dei Grand Soleil della gamma performance. La barca che si presenta come un performance puro è declinata in due versioni, la Performance: più cruiser, e la Race. 
Se nei primi modelli come il 48, il Race poteva essere richiesto con la laminazione in carbonio, ora entrambe le versioni, dal punto di vista costruttivo, sono perfettamente uguali. A variare sono solo le attrezzature di coperta. 
 
LA COSTRUZIONE 
Il Grand Soleil 44 parte con uno stampo realizzato su modello ottenuto da un taglio a controllo numerico, per una perfetta simmetria tra i due lati della barca. La laminazione per una precisa scelta del cantiere è manuale - non in infusione, tecnica alla quale Serdivati non crede - con un sandwich di balsa in tutto lo scafo a eccezione della parte centrale della carena, dove la laminazione è in pieno per offrire il giusto supporto alle appendici. Volendo, si può chiedere la laminazione con resina epossidica. Le strutture portanti, come madieri e longheroni sono realizzate a terra e quindi resinate sullo scafo. 
 
VERSIONE RACE 
Le differenze con la Performance sono in coperta. Nella versione Race, ci sono i winch di tuga e i winch di genoa sui paramare. In questa configurazione, le batterie di stopper sono davanti ai winch di tuga per i quali l’invito sullo scafo è già presente nello stampo, ben visibile anche nella versione Performance. 
La delfiniera è circa 80 centimetri più lunga, così l’albero 80 centimetri più alto. Il boma leggermente più lungo. Con un’attenta gestione dei pesi, la versione Race può arrivare a essere 1000 chili più leggera della Performance, nonostante i due laminati siano uguali. 
 
LA BARCA 
Nella ricerca della migliore configurazione per avere una barca comoda, bilanciata e molto veloce, il team del reparto sviluppo del cantiere e Matteo Polli hanno convenuto di spostare in avanti l’asse del timone. Se in una barca tradizionale, questo è posto tra timoneria e specchio di poppa, sul Grand Soleil 44 l’asse si trova subito a poppavia del tavolo del pozzetto. 
Oltre ad essere più avanzato, la sua pala è anche più grande. Il risultato è un maggior controllo della barca. Noi abbiamo avuto modo di constatarne l’efficacia in mare. La prova è stata svolta con 3 nodi di vento reale, grazie ai quali la barca raggiungeva i 2,6. A una velocità tanto bassa solitamente il controllo della barca è più lento, ma in questo caso la risposta è sempre stata immediata e molto fluida. 
Il massimo del vantaggio con questa posizione del timone si otterrà in condizione di vento forte quando in regata sarà possibile ritardare la presa di terzaruoli pur mantenendo il massimo controllo della barca. In crociera, qualora l’armatore sia impossibilitato a prendere una mano quando richiesto, potrà comunque contare sul controllo della barca evitando pericolose straorze. 
Certamente questa nuova posizione del timone ha creato dei problemi allo studio Nauta che cura tutti gli interni della barca, oltre allo stile di tutto lo scafo. Il timone generalmente è più arretrato, non perché questa sia la posizione migliore, ma perché altrimenti l’asse verrebbe a passare attraverso le cabine di poppa. 
 
Ponendo ora il timone avanti, Nauta ha dovuto risolvere questo problema, come vedremo in seguito. 
Un secondo cambiamento radicale è stata la posizione dell’albero, che è stato spostato indietro per dare maggiore potenza alla barca con vele di prua più importanti. Il risultato è ottimo. Con una maggiore distanza tra base albero e base strallo di prua - dunque una “J” più lunga - si può avere un fiocco autovirante importante. 
Diversi armatori della versione Performance, come anche il proprietario della barca da noi provata, hanno scelto un genoa tradizionale e il fiocco autovirante. Al rinforzare del vento si riavvolge il genoa e grazie all’autovirante non serve prendere terzaruoli alla randa. Meno lavoro, meno fatica e comunque una barca ben equilibrata e molto divertente da portare. 
L’ultima sfida di questa barca è stata la carena, che è sufficientemente stretta da permettere alla barca di navigare bene anche con arie leggere, caratteristiche dei nostri mari. Lo scafo si allarga solo una volta uscito dall’acqua grazie a un gomito molto alto e ben visibile solo verso poppa. 
 
LA COPERTA 
A vederla dall’alto, la barca ha una poppa molto larga: 4,30 metri, per terminare con una prua molto sfinata. Nel guardare e quindi giudicare la barca bisogna partire dall’idea che le barche del Pardo hanno la prerogativa di essere fast cruiser molto veloci. Per raggiungere questo obiettivo il cantiere ha messo al centro della costruzione la carena. 
La carena è disegnata per essere la migliore possibile, solo in seguito ci si adatta tutto il resto. È qui che si vede l’abilità dello studio Nauta che nonostante le tante difficoltà determinate dalle esigenze delle linee d’acqua e dell’attrezzatura, è riuscito comunque ad avere una barca particolarmente bella. Grazie allo spostamento dell’albero verso poppa, il triangolo di prua è importante, ottimo sia per chi vuole venire qui a rilassarsi, sia per chi qui deve armeggiare con le vele durante una regata. 
Ampi sono anche i passavanti che portano a poppa senza alcun intoppo. La tuga, nella sua parte centrale è calandrata e tutti i rinvii sono nascosti, così da liberare un ampio spazio per chi volesse rilassarsi in questa zona. Ottimo il passaggio da poppa a prua. Da quando la Jeanneau ha creato le sue rivoluzionarie rampe di accesso al piano di coperta, i cantieri si sono ingegnati per rendere più semplice il passaggio dai passavanti al pozzetto. 
 
In questo caso Polli ha optato per un ampio spazio tra ruota del timone e panca del pozzetto; contemporaneamente ha fatto scendere molto il passavanti in questa zona, cosa che consente di passare in pozzetto senza alcuna difficoltà. Un particolare che rende molto più comoda la vita di bordo. Il pozzetto è ben diviso tra zona equipaggio e zona ospiti. 
I quattro winch sono divisi in due coppie davanti alla timoneria in modo che chi è al comando possa governarli da solo, facilitato dal fatto che sono self tailing elettrici, quindi non serve alcuno sforzo per gestirli. Chi volesse aiutare il timoniere può lavorare molto comodamente nell’ampio spazio libero tra ruota e panca del pozzetto. 
Le panche sono molto profonde e di conseguenza molto comode, ma si noterà subito che non è possibile aprirle. Nei Grand Soleil moderni non esistono i gavoni sotto le panche del pozzetto, al fine di lasciare massimo spazio alle cabine di poppa. In compenso, c’è un grande gavone nella parte poppiera del pozzetto. Se ancora non bastasse, altro spazio lo si trova nello specchio di poppa nascosto dalla plancetta. Qui si possono riporre i giochi e le attrezzature da spiaggia. 
La timoneria è doppia. La sua altezza è adeguata e la plancia posta sul top della colonnina, ben proporzionata, può accogliere gli strumenti che servono. Poco pratici i puntapiedi, che non sono previsti. Su richiesta il cantiere realizza due mezze piramidi da mettere sul piano di calpestio, ma sono ingombranti e poco duttili. 
 
A nostro parere sarebbero più indicate le classiche stecche di massello, sempre amovibili, ma che ingombrano molto meno e possono rimanere in opera anche quando non occorrono, perché al contrario delle mezze piramidi non danno fastidio. All’estrema poppa troviamo lo specchio abbattibile che scopre una grande piattaforma alla quale si accede da una scaletta. 
 
LA PROVA IN MARE 
Una prova in mare strana. Di vento a Civitanova Marche ce ne era una bava, che poi è scomparsa. Il massimo che siamo riusciti a ottenere sono stati 5 nodi di velocità con 7 nodi di apparente. La barca era armata con una randa full batten della Northsail, che avendo usato un pochino di più attenzione sarebbe potuta essere disegnata con un allunamento maggiore in modo da rendere la vela più efficiente. A prua abbiamo issato un code 0 che è stato risolutivo. 
 
INTERNI 
Gli interni sono il risultato di lunghi studi da parte di tutti i protagonisti, l’ufficio sviluppo del cantiere, Matteo Polli e Nauta Design. Per favorire le prestazioni della barca e le richieste di Polli, gli interni sono stati spostati in avanti. Questo ha permesso di passare l’asse del timone nel gavone di poppa, che a questo punto è molto più grande di quello che ci si aspetterebbe. 
Lo spostamento verso prua degli interni ha anche allontanato la paratia della cabina di poppa dall’albero che, pur essendo stato spostato a poppavia, non era più addossato alla paratia, ma ancora non abbastanza lontano da permettere il passaggio intorno al tavolo. Ora, chi scende in dinette ha la sensazione di trovarsi in una barca di altri tempi, quando gli alberi erano più a poppa e i genoa erano enormi. 
Negli anni 70’, 80’ e 90’ del secolo scorso, gli alberi erano al centro della dinette. Ora, pur non raggiungendo il centro del quadrato, l’albero del GS 44 è posizionato decisamente più avanti di quanto si usa in questi anni fino ad arrivare di fianco allo spigolo di prua del tavolo in dinette. 
Il volume che ha avuto bisogno di maggiore attenzione da parte dei disegnatori, perché ha pagato il prezzo maggiore di questo spostamento degli interni, è stata la cabina di prua. Qui, si sono concentrati due elementi che se non si fossero gestiti con sapienza - come è stato fatto - avrebbero sortito una cabina molto piccola. 
 
I disegnatori hanno dovuto gestire uno spostamento a prua che ha ridotto di per sé la larghezza della cabina, spingendola nella zona più stretta dello scafo, insieme a un disegno di carena che vuole la zona prodiera particolarmente filante. Fortunatamente Nauta Design e l’ufficio sviluppo prodotto del cantiere sono riusciti a sfruttare al meglio ogni piccolo spazio e a realizzare una cabina di prua piuttosto grande per essere quella di un performance. Al suo interno si ha un bagno con box doccia più che comodo. 
Nella cabina un armadio di buone dimensioni e altri ripostigli. Sempre grazie ad un attento lavoro di design, il Grand Soleil 44, come ci spiega Gigi Servidati, responsabile dello sviluppo del prodotto del cantiere, è l’unico modello di questa fascia ad avere un secondo box doccia posto nel bagno di poppa. In effetti, il bagno che si affaccia in dinette e che serve entrambe le cabine di poppa è molto grande con un apprezzatissimo box doccia. 
Grande, sempre in relazione al fatto che ci troviamo su di un performance, è anche la dinette con un divano a “C” che può ospitare comodamente 6 ospiti. Un divanetto da 3 posti trova posto sulla murata opposta. Qui, verso prua si trova anche un tavolo da carteggio che volendo può essere sostituito da un divano più lungo. 
La cucina sviluppa poco più di 2 metri di lunghezza ed è completa di tutto, sino ad avere 3 frigoriferi, un forno a microonde e un forno normale. 
Le cabine di poppa come già detto sono molto grandi con i letti che arrivano a 140 centimetri di larghezza. Notevole è l’altezza delle cabine che mai danno il senso di oppressione tipico di altre barche che hanno i gavoni di poppa. Ogni cabina ha il suo armadio e vano porta scarpe. 
 
CONCLUSIONI 
Il Grand Soleil 44 è una barca di notevole bellezza. Trovare dei difetti a una barca di questo tipo non è un’impresa facile anche se, come su tutte le barche, qualcuno ce n’è. Qui, piuttosto che cercare un difetto, possiamo commentare una scelta: quella dei gavoni sotto le panche del pozzetto. Il cantiere li ha eliminati per dare spazio alle cabine di poppa. 
L’esperimento è riuscito perfettamente e le cabine sono molto grandi e alte e chi vi è all’interno non sentirà mai la sensazione di oppressione che alcuni provano in altre cabine più sacrificate, ma… quando si è in pozzetto bisogna riporre le cime di ormeggio. 
Per farlo bisogna aprire il gavone di poppa ed entrarvi per sistemare al meglio le attrezzature, poi bisogna tirare fuori il cuscino della panca del pozzetto e dopo mezz’ora cercare il bugliolo per gettare acqua sul ponte e ancora, poco più tardi inchinarsi un’altra volta per mettere via un parabordo dimenticato sul ponte. 
 
Forse non tutti saranno disposti così facilmente a condividere quella scelta del cantiere. 
 
8 Agosto 2023